“Quanta forza può avere, in realtà, un cuore che si è smarrito?”
Haruki Murakami
Possiamo ammettere a noi stessi che tutto questo trambusto, questo panico e questi cambiamenti nello stile di vita arrivati improvvisamente quasi dal nulla, così come accade per un temporale estivo, ci ha dato un senso di smarrimento del passato, presente e futuro.
Una pandemia ogni 30 anni

Lo sconcerto del passato, nonostante ci abbia reso noto che una situazione del genere fosse già prevista, a quanto pare annunciata da ricercatori ed economisti; nella storia dell’umanità è un episodio ricorrente, basta guardare non molto indietro nell’ultimo centenario, ogni 30 anni abbiamo avuto lo stesso problema. Eravamo solo impreparati, ancora una volta.
Un cambiamento improvviso

Per quanto riguarda il presente ogni abitudine e tutto ciò che riguarda la nostra quotidianità è stata spazzata via nel giro di poche settimane; abbiamo vissuto un incubo globale, un pericolo invisibile dalla quale non potevamo proteggerci se non rintanati in casa; amici, parenti, colleghi e conoscenti sono diventati persone da cui stare alla larga. Certo confessiamolo, alcuni di noi hanno goduto nella frenata drastica di quei ritmi incessanti senza tregua, di quella routine senza fine, c’è stata una parte di noi che quel rinchiudersi è servito a riavvicinarci a noi stessi; per un breve periodo siamo stati grati nell’essere obbligati a fermarci e nel far poco, per di più per il bene comune.
Finirà mai?

Purtroppo è durato più del previsto, non ci si aspettava che questo putiferio durasse così tanto, non pensavamo di dover affrontare, o meglio, ancora combattere con lo stesso nemico più di un anno, mesi e mesi buttati via tra timori e indecisioni senza che molto sia cambiato e come se non bastasse si è aggiunto un secondo nemico altrettanto pericoloso e distruttivo: l’instabilità economica; poiché i due quasi si aiutano a vicenda, nel senso che se proviamo a contrastarne uno l’altro a sua volta viene alimentato, pare non vogliano lasciare scampo a quest’umanità ancora volta messa alla prova moralmente, obbligata a decidere da che parte soffrire se per salute o fame. Tutti i governi da ogni parte del mondo sono stati messi alla prova, costretti a decidere cosa sia meglio per il proprio popolo. Molti hanno agito in maniera diversa, evitando chiusure generali e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Oggettivamente parlando è difficile dimostrare chi ha fatto bene e chi male, dato che tutti hanno subito molte perdite umane ed economicamente parlando è ancora una gara a chi è caduto più in basso.
Probabolemnte è solo l’inizio

Per quanto riguarda il futuro mai come prima la nostra generazione non è in grado di far progetti, non si può permettere di programmare un avvenire pertanto che tutto appare come un “forse”, un “vedremo”, in attesa che tutto si calmi e che torni alla normalità, una regolarità che se vogliamo essere sinceri sappiamo benissimo non ritornerà perché il mondo per come lo vivevamo prima del virus si è trasformato in pochi mesi e ne porterà una cicatrice indelebile. La cosa che mi fa riflettere a lungo è che nonostante la nostra generazione non conosca tregua, mi riferisco al fatto che abbiamo visto mutare la nostra civiltà innumerevoli volte ormai, dagli anni ’90 con i cellulari, l’arrivo di internet, l’euro con il susseguirsi della recessione economica, eccoci qui alle prese con una pandemia prima di dover affrontare un già annunciato crack economico e una crisi climatica in corso, pare davvero impossibile per noi pianificare un futuro, progettare una vita così come la vorremmo. Penso che saremo ricordati in futuro come coloro che hanno vissuto un po’ così, trascinati dagli eventi globali e sempre pronti a ricominciare da capo senza tregua e senza riposo. Siamo messi alla prova tutti i giorni, appare come una gara a chi riesce a rimanere più a galla, una costante competizione l’uno contro l’altro che ci spinge ad un individualismo spietato.
Non ci arrendiamo

Siamo quelli che, nonostante tutto, una soluzione devono trovarla e la troveranno; siamo quelli che il mondo vorrebbero cambiarlo, stufi di disuguaglianze sprechi e fame; siamo la generazione di viaggiatori, sia fisici che mentali, resi conto che il mondo è grande ma che siamo poi tutti uguali, che purtroppo dobbiamo lottare non solo con la pandemia e la crisi ma anche con quei vecchi insegnamenti e tradizioni ormai non più adatte a quello che l’umanità è oggi.
Siamo la generazione che pur sconvolta ancora una volta troverà la forza di andare avanti e ricominciare da capo, pronti ad affrontare il prossimo inevitabile problema, anche se non neghiamo, in fondo, di sentirci un po’ smarriti.