Quel viaggio nel Laos

13 minuti

“Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone.”

JOHN ERNST STEINBECK

Il viaggio nel Laos nel 2020 è stato uno dei più particolari del mio percorso in Asia.
Da quando ho messo piede nel paese le sensazioni ricevute e l’atmosfera intorno a me sono state molto diverse rispetto agli altri paesi asiatici. Non è stato un soggiorno lungo, piuttosto, lo definirei significativo. 

La prima parte del viaggio è quella che mi ha colpito di più. 

Dopo aver salutato il Myanmar due giorni prima, ho attraversato quasi tutta la Thailandia da sud-ovest fino al nord-est per arrivare a Chiang Rai per una breve sosta di una notte. Avevo bisogno di un letto vero dopo due giorni passati tra stazioni di servizio e viaggi in pullman. 

Chiang Rai non era nuova per me, dato che avevo già visitato la città qualche anno prima in vacanza, ho deciso che una mezza giornata sul posto era più che sufficiente. Mi sono goduto un ottimo Pad Thai con verdure per cena e un ultimo massaggio thailandese prima della partenza del mattino seguente verso il Laos.

Ho attraversato il confine al Thai-Lao Friendship Bridge. Fortunatamente la tratta è ben collegata e ogni giorno ci sono autobus che percorrono la strada dalla stazione di Chiang Rai fino al confine; una volta superato il controllo passaporto e pagato per un visto (circa 30 dollari), un secondo autobus è diretto alla cittadina più vicina. 

Ero ufficialmente nel Laos, onestamente non sapevo cosa aspettarmi ed ero pronto a conoscere questo paese di cui non si parla poi così tanto.

Come prima meta ho scelto Luang Prabang. In realtà era la prima tappa per la maggior parte delle persone con me sul pullman. Il modo più veloce e originale per raggiungerla era su una barca che navigava per due giorni sul Mekong, sostando una notte in un villaggio sul fiume. Cosa chiedere di meglio? Una piacevole avventura e un fantastico modo di spostarsi. 

Luang Prabang è una città del Laos del centro-settentrionale che affaccia sul fiume Mekong, è una tappa fissa per chi visita il paese, sia per le sue bellezze che per gli ottimi collegamenti con il resto del paese. Motivi che la rendono sempre piena di visitatori e oltretutto ben mantenuta.

Qualcosa da sapere sul Laos

Prima di proseguire con il viaggio è giusto conoscere gli anni più recenti del Laos, per farsi una propria idea e capire un po’ il paese:

Il Laos è un paese di 7 milioni di abitanti, è una repubblica socialista monopartitica (stato comunista) e prevalentemente Buddista. 

Si trova nel sud-est asiatico e confina con: Cina, Vietnam, Cambogia, Thailandia e Myanmar. La sua posizione strategica è il motivo per cui tra i vari conflitti asiatici si è sempre trovato in mezzo a guerre e non, nonostante non partecipandovi. 

Dal 1893 al 1953 il Laos è stato una colonia francese. Il Laos fu utilizzato dai Francesi principalmente per la produzione di caffè e oppio. 

Durante la Seconda guerra mondiale subì l’invasione giapponese. Dopodiché tornò in mano francese fino all’Indipendenza ufficiale del 1954. 

Dal 1954 entrarono in gioco gli USA con un coinvolgimento da parte della C.I.A. per finanziare un governo e dei militari anti-comunisti. 

Gli accordi siglati a Ginevra nel 1962 riconoscevano al Laos lo Statuto di paese neutro. Purtroppo non venne rispettato. 

Col passare degli anni il coinvolgimento da parte degli Stati Uniti da una parte e Vietnam del nord e Russia dall’altra nei paesi sud-est asiatici si intensificò, portando a un escalation fino alla guerra in Vietnam che tutti ricordiamo. Nonostante il Laos non fosse ufficialmente in guerra era conteso tra gli USA e i comunisti.

Nel 1963 l’esercito di Hanoi utilizzò i territori del Laos per rifornire il Vietnam centrale e meridionale. 

Motivo per cui nel 1964 gli USA bombardarono pesantemente il Laos  (soprattutto la pista di Ho Chi Minh).

Nel 1975 con l’occupazione di Saigon da parte del Nord-Vietnamita pose fine al conflitto. 

Fra il 1964 e il 1973 durante la guerra in Vietnam, la forza aerea americana ha effettuato circa 580.000 bombardamenti sul Laos, si stima una bomba ogni 8 minuti, 24 ore al giorno, per 9 anni. 

Nel 2016 durante la sua visita di Stato, Barack Obama chiese scusa. 

Il Laos ha il triste primato di essere la nazione più bombardata della storia dell’umanità. Circa il 30% delle bombe lanciate non scoppiò, e molte si trovano ancora sul territorio. Gli USA donano 3 milioni di dollari l’anno per le operazioni di disinnesco degli ordigni. 

La sua storia rende questo paese un posto martoriato, lentamente comincia a vedere la luce e ad aprirsi al mondo, vivendo finalmente un periodo di tranquillità. Non è ancora una nazione invasa dal turismo di massa, ma con il passare degli anni sta riscuotendo un forte successo, diventando una meta per chiunque visiti il sud-est asiatico. 

La mia opinione riguardo il Laos è che questo popolo risente ancora delle guerre passate (giustamente direi) e si porti dietro un’enorme cicatrice nel cuore, visibile nella generazione non più tanto giovane. L’ospitalità dei Laotiani è ottima, ma nei loro occhi ho notato una certa freddezza, una riluttanza anche solo nello scambiare un sorriso con gli stranieri. Parlandone con altri viaggiatori lungo il cammino mi sono reso conto di non essere l’unico ad aver notato questa cosa. 

Non mi era mai successo in Asia prima di allora. Ho avvertito una certa apatia per l’occidentale e sinceramente ne comprendo il motivo. I ragazzi più giovani, al contrario, erano molto amichevoli e sociali.

Primo giorno in Laos

Il primo giorno in Laos è stato quello che mi ha lasciato l’amaro in bocca. Un senso di dispiacere enorme per quello che è successo. 

Nel viaggio verso Luang Prabang ho passato due giorni su una barca attraverso il fiume Mekong. Questa barca trasportava circa un centinaio di persone. É stato un viaggio piacevole dove mi sono goduto il paesaggio mentre il dolce scorrere del Mekong cullava l’imbarcazione. 

Durante questo percorso suggestivo ci si imbatte in qualche villaggio che affaccia sul fiume. Al momento di uno di questi approcci, un gruppo di bambini si trovava sulla sponda del fiume, giocavano tra loro sorvegliati dagli adulti distanti una ventina di metri. 

Le cose sono andate così: in un batter d’occhio, come sedotti alla vista di quella gente, quasi tutte le persone sulla barca si sono riversate su un lato. É stata una scena surreale; chi con il cellulare, altri con la macchina fotografica o la GoPro, hanno iniziato a fare foto e video come in un safari nella savana o allo zoo. Erano praticamente tutti intenzionati ad avere un ricordo di quelle persone che svolgono la loro vita lungo il Mekong. Una scena davvero imbarazzante e triste. 

Ricordo benissimo gli sguardi disgustati dei genitori laotiani in quel momento, del resto, come dargli torto. Mi sono vergognato molto di far parte di quella barca, però non è questo il punto. 

É comprensibile che la differenza di cultura e di vita quotidiana, diversa da quello che può essere la nostra, ci possa attirare. É anche normale fare foto e video che ricordino il nostro viaggio lontano da casa e che si cerchi di catturare tutto quello che di solito appare così diverso ai nostri occhi. Però questa cosa fa riflettere molto. 

Mi sono fermato a pensare a questo tipo di atteggiamento, perché sarà capitato sicuramente anche a me di comportarmi così, senza rendermene conto, di annoiare qualcuno con delle foto o mancare di rispetto alle persone, senza volerlo di proposito. Mi ha portato alla mente quel pomeriggio in Myanmar, dove davanti a una scuola c’era un cartello abbastanza grande scritto in inglese che chiedeva alle persone di non entrare e non fare foto ai bambini, perché quello non era uno zoo. Quante persone devono essersi comportate così, per arrivare al punto di dover mettere un cartello davanti la scuola?.

A volte come turista o viaggiatore si commette questo tipo di sbaglio; forse questo nostro turismo sfrenato in giro per il mondo, ci ha reso schiavi di dover sempre immortalare tutto, quasi per paura di non perderci niente o per condividere sui social cose che ad altri nemmeno interessano. Purtroppo però, capita che violiamo le persone senza rendercene conto, ed è veramente fastidioso. Gli sguardi spaesati dei bambini, alla vista di decine di camere puntate su di loro, mi ha infastidito e da lì mi sono promesso di stare io stesso più attento in futuro. 

Luang Prabang

Il viaggio è poi proseguito bene dopo una notte di sosta in un villaggio sul fiume. La mattina seguente sono arrivato a Luang Prabang, una cittadina adorabile Patrimonio dell’Unesco, tappa fissa di tutti i turisti nel nord del paese e ben collegata con la capitale. Ogni sera si svolge un mercato all’aperto dove è possibile mangiare e comprare prodotti d’artigianato; si può visitare il Bamboo bridge; fare visitai ai vari templi in città e godersi un bel tramonto sul fiume Mekong. Appena fuori città si trovano le famose cascate di Kuang Si. 

Bamboo bridge
Kuang Si

Qui ho incontrato il mio amico Paolo, conosciuto in Australia l’anno precedente e già incontrato il mese passato in Thailandia in due diverse occasioni. Con lui e un gruppo di pazzi italiani conosciuti nella terra dei canguri ho condiviso una settimana nel sud della Thailandia, mentre in seguito io e Paolo abbiamo trascorso 10 giorni nelle montagne thailandesi in un centro di meditazione vicino a Pai. Stavamo facendo un giro del sud-est asiatico simile. Quando viaggi tanto e da solo, è sempre piacevole incontrare visi familiari. Paolo è un amico che viaggia il mondo, con la quale mi fa sempre piacere passare del tempo. Le sue storie sono sempre un gran divertimento. 

Nong Khiaw e Muang Ngoy

Salutato Paolo a Luang Prabang mi sono diretto verso Nong Khiaw e Muang Ngoy, dei piccoli villaggi sul fiume più a nord nel paese, famosi purtroppo per il loro passato fatto di bombardamenti. Il mio parere è che rappresentano la bellezza e l’essenza del Laos.

Nong Khiaw
Muang Ngoy

Basta guardarsi intorno per capire la particolarità di questo posto fatto di paesaggi suggestivi e mozzafiato.

Ho fatto trekking molto belli, non troppo ardui ma valevano assolutamente il prezzo del biglietto (quasi tutti i trekking sugli altopiani in Laos si pagano).

Il Laos tra l’altro è pieno di caverne molto profonde e lunghe, in tutto il paese gli altopiani ne nascondono un’infinità. É stato molto avventuroso addentrarsi al loro interno. Ho poi scoperto in seguito che è sconsigliatissimo, a volte anche vietato, entrare da soli senza una guida locale o almeno avvertire qualcuno. Le insidie e la lunghezza dei cunicoli, a volte centinaia di metri completamente al buio, rendono il percorso pericoloso ed è piuttosto facile perdersi al loro interno. Mi sono reso conto io stesso della facilità con cui, una volta dentro, si perde il senso dell’orientamento. É una lezione che non ho mai più dimenticato. 

Una delle tante grotte

Vang Vieng

Successivamente mi sono diretto a Vang Vieng, meta di molti backpacker. Qui si vive una situazione del tutto diversa. Gode di una buona vita notturna e gli ostelli pullulano di giovani in cerca di divertimento notturno. Vang Vieng ha dei paesaggi stupendi ed è famosa sui social per la moto sul rilievo con una vista pazzesca. Nei dintorni ci sono piscine naturali ed è possibile fare arrampicata su roccia.  

Anche questo posto gode di grotte stupende e suggestive; in quelle più famose e molto visitate, è possibile affittare una luce frontale all’entrata, inclusa con il prezzo del biglietto. Qui ad esempio, dove le entrate sono sorvegliate dal personale, bisogna mettere una firma quando si entra e una quando si esce, proprio per essere sicuri che tutti siano usciti dal loro interno. É presa molto seriamente questa cosa. 
Il genere di turismo festaiolo rende il posto pieno di amanti della natura e del trekking di giorno e scatenato divertimento la notte. C’è da dire che le escursioni sugli altopiani sono un ottimo modo per affrontare l’hangover del giorno dopo.
Vang Vieng è un ottimo compromesso tra natura e divertimento.

Thakhek

Ho deciso di saltare la capitale Vientiane perché troppo caotica e voler rimanere principalmente nei villaggi con la natura da padrona.

Mi sono diretto a Thakhek, famosa per il suo loop da fare in moto. Il percorso dura all’incirca qualche giorno, sono 350 km di strada tra cascate, altipiani e grotte. 

Ci sono diversi villaggi sulla strada dove è possibile pernottare e godersi il posto immersi nella natura. 

Purtroppo però, mi trovavo nel Laos verso la fine del febbraio 2020. Il che significava che il mondo si stava rendendo conto della pericolosità e della presenza, più o meno sparso ovunque, di questo virus chiamato Covid-19. Molti paesi erano in allerta e focolai come in Cina o in Italia del nord erano ritenuti zone rosse ad alto rischio. 

Ho deciso di darmi una mossa, anche perché l’intenzione era di visitare il Vietnam, per la quale ero eccitatissimo e non volevo assolutamente perdermelo. Ho richiesto il visto per l’ingresso in Vietnam per il primo di marzo. Dato che per il mio viaggio in Asia avevo deciso di spostarmi solo via terra, saltando il famoso loop, avrei recuperato qualche giorno da spendere nel sud del Laos. 

Presa la decisione, mi sono diretto verso le 4000 isole del Mekong. 

Le 4000 isole del Mekong

Situata nel Laos Meridionale, al confine con la Cambogia, quest’area è caratterizzata da un complesso d’isole, di varie dimensioni adagiate sul Mekong, soprannominata appunto le 4000 isole del Mekong.
L’isola di Don Det è diventata punto di ritrovo e si caratterizza per le numerose feste e la vivace vita notturna. 

Mi è molto piaciuta la natura circostante, affittando una bicicletta si può esplorare con calma tutta l’area e visitare le cascate tra cui le Khone Phapheng, Don Khon, Li Phi e Khon Pa Soi.

É possibile fare delle escursioni per vedere i delfini di fiume del Mekong. 

Per quanto mi riguarda ho trovato tutto troppo turistico, non ero in vena di feste notturne e dopo un paio di giorni per me era sufficiente. Con la testa ero già in Vietnam. 

Pakse

L’ultima tappa del mio viaggio in Laos è stata Pakse. Qui ho speso due giorni prima dell’ingresso in Vietnam. Devo dire che è stato un soggiorno molto piacevole. Ho affittato un motorino e ho visitato due diverse cascate nei dintorni.
Le persone del posto erano molto amichevoli, durante la visita a una cascata, alcuni locali, pur non parlando una parola d’inglese, mi hanno invitato a sedermi a tavola con loro. 

Tham Champee Waterfall
Tad Yuang Waterfall

Ho goduto di un bel tramonto al tempio Wat Phou Salao, caratterizzato da una enorme statua del Buddha dorata. 

É stato davvero un ottimo modo di salutare il Laos. 

Anche se un po’ mi è dispiaciuto aver viaggiato in fretta per il paese, la sensazione di dovermi dare una mossa per entrare in Vietnam si rivelò più che corretta. Questo tipo di sensazione venuta dal profondo cambiò totalmente il mio futuro. Nel giro di qualche giorno il Vietnam chiuse totalmente i confini e a quasi nessuno fu poi permesso di entrarvi. 

Quando si sente dal profondo del proprio io la direzione da seguire, allora non bisogna avere paura d’intraprenderla. Può dispiacere lasciare indietro qualcosa, ma il suggerimento dell’anima è la guida del nostro essere e va ascoltato sempre. 

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